L’idea era quella di non fare semplicemente il percorso avventura, ma di sfruttarlo per sperimentare gli strumenti e le conoscenze che usiamo tutti i giorni a lavoro (leggi qui quali sono le tecnologie che utilizziamo durante gli user test nei nostri laboratori). Durante i percorsi sugli alberi, ad esempio, abbiamo utilizzato l’eye tracking che ci ha permesso di capire quali erano i punti dello scenario sui quali tutti ci siamo focalizzati maggiormente. Si tratta, infatti, di un processo che, attraverso l’utilizzo di device specifici, monitora i movimenti oculari di un soggetto.
È una metodologia infinitamente importante per il lavoro dello UX designer, perché permette di elaborare strategie più mirate per l’utente.
Se le altezze sugli alberi ci hanno messo alla prova, immaginate cosa sarebbe successo se ci fossimo trovati a fare un salto nel vuoto, lanciandoci da un ascensore al cinquantesimo piano. In un certo senso, abbiamo provato a fare anche quello. Alcuni di noi, infatti, sono stati catapultati in un videogioco di virtual reality in cui dovevano lanciarsi nel vuoto. Per virtual reality (o simulazione della realtà) si intendono vari modi di simulazione della realtà attraverso l’utilizzo di computer. Durante la simulazione, inoltre, abbiamo monitorato la risposta corporea agli stimoli e allo stress attraverso uno smartwatch.
Un modo diverso di stare insieme, che ci ha permesso di scoprirci l’un l’altro e divertirci in modo non convenzionale, mettendo in pratica quello che facciamo tutti i giorni da una scrivania.
Se questo è quello che facciamo per gioco, immaginate cosa siamo capaci di fare quando ci mettiamo…